Se hai dieci minuti a disposizione, ecco una lettura che ti aiuta ad entrare in una relazione più intima con le energie portanti del tuo ciclo ormonale. Ogni mese è come se vivessi quattro stagioni, un anno in miniatura o persino un’intera vita!
INVERNO – MESTRUAZIONE
Fiutare la luce / il tuo laboratorio di abissi (tempo di lettura 2 min)
Come lo sai che i tuoi piedi hanno toccato il fondo del pozzo e la risalita ti aspetta? Come lo riconosci il Nadir di un’esperienza?
Quando sei in un posto davvero buio dentro di te, di lutto, di dolore, di trasformazione così profonda che la tua pelle di prima ti è stata strappata via, non vedi oltre. È impossibile: sei lì dentro e basta. Per quanto chi ti è vicino possa fare per te, fondamentalmente nessuno può raggiungerti in quel punto.
Oltre che buio può essere anche molto freddo. E terrificante a volte. Sai che la versione di te che conosci, con cui hai impiegato anni per entrare in confidenza, non tornerà mai più. Di indizi sulla versione che verrà dopo non ne hai. Anzi, l’esistenza di un dopo tutto sommato ti sembra un pensiero alieno. Se hai vissuto una tua Fossa delle Marianne tutto questo lo conosci. Per attraversare questo genere di territori, la fede in una guida ultraterrena è un dono: ti offre il conforto di una lanterna nelle tenebre, se riesci a tenerla accesa.
Oppure, si può imparare ad abitare l’abisso e a captare a fiuto una luce che ancora non esiste.
È un super potere, una capacità che può arrivarti quando impari metaforicamente a non sfuggire dalla stretta delle notti d’inverno con lampadine, candele, termosifoni o camini accesi. Puoi imparare quest’arte dagli Inuit, dagli antichi sciamani.
O dal tuo ciclo. Se decidi di entrare a far parte di quel gruppo di femmine che prestano attenzione al proprio utero. Per lo più questo organo aggiuntivo è bersaglio di maledizioni, dato che si fa vivo urlando (proprio per non essere mai ascoltato), durante il parto o alcuni giorni al mese.
Se invece decidi che quello che ha da dirti è interessante sempre, inizia a parlare con te. Con un linguaggio sofisticato e variopinto che ti fa letteralmente viaggiare tra i mondi.
Uno dei viaggi più affascinanti è quello che fai in prossimità del tuo solstizio d’inverno interiore, nelle metaforiche notti gelate che precedono l’arrivo del sangue mestruale. Lì c’è il tuo laboratorio di abissi. Dove puoi trovare il coraggio di guardare ed elaborare tutti quelli che ti sono toccati in sorte perché non hai bisogno di fede, qui: sai che l’uscita dal pozzo è a pochi passi da te, ormai sai riconoscerne i segnali.
Così puoi permetterti di sostare nelle tenebre e ascoltare la loro difficile lezione e, chissà, magari goderti il magico spettacolo di un’aurora boreale.
PRIMAVERA – PREOVULAZIONE
Primavere interrotte (tempo di lettura 3 min)
Ho la sensazione che di questi tempi sia sempre più arduo confrontarci con le soglie, anche se ci capita a ripetizione nella vita, dato che è una parte strutturale del nostro essere umani.
Si comincia uscendo dal paradiso caldo e rassicurante del ventre materno, attraversando un canale stretto verso l’ignoto. Come lo facciamo lascia impronte, ci consegna una chiave con cui aprire tutte le porte che ci troveremo davanti. Se è stato faticoso, terrorizzante, doloroso, se ci siamo sentiti abbandonati, o esautorati della nostra forza, gli altri valichi ci ripresenteranno temi simili. La buona notizia però è che la guarigione è anche retroattiva. Se troviamo un nuovo modo di “nascere”, anche la prima ferita sarà lenita.
I passaggi stagionali sono palestre perfette per questo (ecco perché a volte sono così impegnativi). Ad esempio, uscendo dall’inverno siamo un po’ intorpiditi. Le lunghe notti hanno modificato il ciclo circadiano e rallentato il metabolismo. Ci mettiamo un po’ ad ingranare, ad entrare nel nuovo ritmo. In piccolo succede ogni mattina e sappiamo bene come la qualità della giornata muti profondamente se veniamo strappati al sonno dalla sveglia e ci sforziamo di uscire dal coma con un caffè, oppure se abbiamo la possibilità di svegliarci a nostra misura, stiracchiandoci voluttuosamente come gatti e muovendoci sulla nostra musica interna.
Ogni mese, la fase pre-ovulatoria del ciclo ci propone uno scenario simile: una specie di rinascita dopo l’inverno mestruale. Il crollo ormonale ci ha lasciate nude e, se lo abbiamo lasciato fare (essenzialmente “mollando” e riposando), anche tutte ripulite fisicamente ed energeticamente. Il riaffacciarsi dell’estrogeno, che inizia la sua risalita, ci richiama fuori dalla caverna. A mano a mano che impariamo a navigare le nostre correnti cicliche, sentiamo che in questa fase stiamo muovendo i primi passi su una metaforica erbetta rugiadosa, a piedi nudi. È tutto molto bello e tenero, ma anche molto fragile.
Nei pressi della soglia siamo esposte e possiamo essere ferite facilmente.
Come germogli siamo sensibili alle gelate delle critiche e dei movimenti bruschi. Abbiamo bisogno di essere molto pazienti, di dedicare cura e protezione ai risvegli, di qualunque natura siano. Come persone adulte siamo responsabili della nostra famiglia interiore: “conteniamo moltitudini”, diceva Whitman, e quindi anche parti vulnerabili.
La nostra connessione a noi stesse è data dalla capacità di andare al passo con quelle parti, di non forzarne la delicata lentezza.
Ed è difficilissimo farlo per noi, dato che qualcuno o qualcosa ci spinge costantemente a sbrigarci, così che il nostro tempo ci risulta sempre compresso e affollato. Fatichiamo così a rispettare l’ecologia delle nostre soglie: nascita, pubertà, mestruazioni, puerperio, menopausa. Perché c’è un unico modo per farlo, che è andare al proprio passo.
Gli indiani Hopi non concepiscono il tempo: per loro gli eventi si esprimono con diversi gradi di spazio e di intensità.
Affacciandosi ad una soglia è esattamente questo che fa la differenza: di quanto spazio hai bisogno per attraversarla? puoi sintonizzarti sul giusto livello di intensità che ti richiede? hai la fiducia necessaria per lasciare che le cose vadano per il loro verso?
Solo così riuscirai e allenerai il tuo sguardo a cogliere, al limite del tuo campo visivo interiore, le piccole cose fragili, luminose e nuove che ti stanno danzando attorno, come fate.
ESTATE – OVULAZIONE
Quando eravamo dee / dall’opensource al copyright e ritorno (tempo di lettura 2 min)
Nelle stagioni del ventre femminile il solstizio d’estate si rispecchia nel picco ovulatorio. Il minuscolo sole giallo del corpo luteo partorisce. Come il sole sembra sospendersi nel cielo, l’ovulo si lancia fiduciosamente nel vuoto, prima di essere aspirato dalla tuba.
Tempo di estroversione massima, di apertura alla creazione, di fede nel traguardo. Tempo di far da madri alle nostre visioni, di darle alla luce. Nel corso della nostra vita abbiamo a disposizione oltre quattrocento cicli ormonali. Solo un paio di questi o nessuno di questi sono dedicati al portare nel mondo un essere umano. Come donne abbiamo un potenziale creativo sovrabbondante. Ma il mondo attorno a noi preferisce che ce ne dimentichiamo. Troppo ingombrante questo potere, troppo scomodo, troppo contrario al funzionamento della giostra.
Il modello creativo femminile, se fosse preso ad esempio, farebbe tremare il sistema fin dalle fondamenta.
Il concepimento, il parto, la crescita di un figlio non hanno nulla di prevedibile. Avere cura delle condizioni in cui questi fenomeni possono esprimersi al meglio è tutto ciò che possiamo fare. E l’obiettivo finale è che il frutto di questo incredibile investimento fisico, affettivo, energetico si renda completamente autonomo. L’essere cui abbiamo fatto spazio nella nostra carne, che abbiamo allattato, accudito, accompagnato in lunghissimi anni di devozione e trepidazione se ne va per la sua strada. E il colmo è che sappiamo di aver agito tanto meglio quanto meno la nostra impronta è visibile.
Nel neolitico questo potere creativo era venerato, come testimoniano migliaia di vulve scolpite. Pare che questa pletora di veneri, questa venerazione, appunto, si accompagnasse a società pacifiche ed egualitarie, dove il benessere era diffuso. I sapiens presero poi un’altra piega e parlarono di paradiso perduto.
Intanto lunghe generazioni di artisti lavoravano per rendersi immortali attraverso le loro opere. E questo di pari passo si accompagnava alla sfrontatezza di dichiarare private la terra, l’acqua, i semi. Sul vendere e comprare ciò che in realtà non può essere nostro, impedendo ad altri di goderne, si è eretto l’attuale sistema sociale. Che sta mostrando tutte le sue falle.
Il corpo femminile è portatore di un sapere altro, ancestrale e rivoluzionario. Ci fornisce mappe precise per creare organicamente tenendo conto del contesto. Richiede e insieme alimenta capacità di visione, fede, amore incondizionato e audacia di investire a lungo termine senza garanzie.
Il grembo delle donne è matrice di una creatività sana, radicata, saggia, anarchica, sostenibile, multidimensionale.
Una creatività che può portarci fuori dalle secche di questi tempi, restituendoci il senso dell’orientamento. Se solo torniamo a vederne il valore.
AUTUNNO – PREMESTRUO
L’età della regina / la difficile arte del triage esistenziale (tempo di lettura 3 min)
“Chi si accontenta gode così così” canta Ligabue.
E ci sono periodi dell’anno e della vita in cui ha senz’altro ragione.
Offrirci il permesso di espanderci, andare a prenderci quello che ci appartiene, impegnarci per coltivare nuovi terreni… si tratta di energie fantastiche, che l’educazione di genere tende a negare all’”altra metà del cielo”.
C’è una rivendicazione legittima delle donne a starsene finalmente in piena luce, ad abitare senza remore la fase crescente dei cicli: ormonali, esistenziali, stagionali.
Spetterebbe agli XY, in questo momento storico, farsi carico della decrescita, del passo indietro, del quanto basta.
Anche per questo, forse, oltre che per un diffuso misconoscimento culturale delle fasi di ritiro, il premestruo e l’autunno sono spesso difficili da accogliere.
Eppure è qui che la tua Regina interiore costruisce il suo trono. È qui che si allena la leadership.
Dal punto di vista della salute ciclica l’autunno interiore è dominato dal progesterone. Questo ormone “dell’annidamento” è strettamente collegato al primo chakra. Ti impone di prenderti cura delle tue radici, di fare loro spazio estirpando le erbacce che le soffocano. Bilancia l’esuberanza degli estrogeni, che ti rendono aperta e disponibile, e ti fa spostare lo sguardo verso l’interno. Come è messo il tuo nido? È solido, spazioso a sufficienza, confortevole, ti ci senti al sicuro?
Questa fase “equinoziale” del ciclo ormonale ti chiede di sederti sul tuo trono. La Regina non viene raffigurata mentre corre in giro come una trottola!
Magari è un trono sontuoso. Magari è lo sgabello di Cenerentola… in ogni caso è fermandoti lì che puoi emettere le tue sentenze di vita e di morte. Non puoi farti carico di tutto. Hai bisogno di scegliere. Da questa posizione comprendi se ci sono invasori da respingere, ferite da guarire, postulanti da ascoltare. Tutti i personaggi della tua vita interiore, nel momento in cui ti fermi, si mettono a tirarti per il mantello chiedendo attenzione. E qui entra in scena la regalità della faccenda. Altolà: fermatevi a debita distanza e portate rispetto. Tu puoi avvicinarti. Tu no. Questo va bene. Questo no.
La mia nonna, che era una donna terribile, quando i suoi numerosi figli si contendevano la sua attenzione diceva in dialetto “baséme la pedana” (baciatemi il lembo della veste). Un modo imperioso (ed elegante) per dire: uno alla volta, con calma.
Ecco. Mi sembra sia questo il potente cuore di questa stagione ormonale. L’arte del discernimento: scegliere separando, come la Baba Yaga imponeva a Vassilissa. Nella celebre fiaba la protagonista non sa proprio come farlo: i semi di papavero sono mescolati alla sporcizia sul pavimento ed è impossibile distinguerli senza un aiuto “magico”. Che però c’è.
La fiducia nella parte non razionale, nell’intuito, nel sentire profondo, nella parte che sa senza saperlo e che è stata tanto accuratamente educata a non disturbare.
Ecco la mia proposta per l’autunno (dentro e fuori): indossa qualcosa di rosso, mettiti comoda, esercita il potere del “no”, ovvero la faccia sconveniente del “sì” che dici a te stessa. E goditi il “tempo del canto”, come i celti chiamavano questo periodo dell’anno.
Se le energie cicliche ti affascinano, inizia a corteggiarle e a prendertene cura qui.
Gli articoli sulle stagioni del ciclo sono stati scritti per Lemme Lemme Collective. Le illustrazioni in questo articolo e sul calendario mestruale sono di Giorgia Pallaoro.