Le donne che hanno subito uno stupro o un abuso sessuale portano impresse nel corpo e nell’anima moltissime ferite. Tra le meno note c’è la difficoltà di farsi sentire. In questo articolo scopriremo che liberare la propria voce può essere una via per riconoscere e guarire un trauma sessuale.
Lo stretto legame tra vocalità e sessualità è prodotto da vari fattori, tra cui l’innervazione del nervo vago, la presenza di muscoli costrittori dal funzionamento analogo e la presenza di tessuti identici (puoi approfondire qui).
In alcuni casi questo legame porta a disfunzioni. Burke Richmond, neurologo dell’università del Wisconsin specializzato in otorinolaringoiatria, sostiene che nella sua esperienza clinica lo stupro e gli abusi infantili segnano in vari modi il cervello e il corpo delle donne. I sintomi che Richmond ha osservato sono, tra gli altri: misofonia (avversione per certi suoni), afasia espressiva (incapacità di parlare), voce strozzata, problemi di equilibrio (le sue pazienti non oppongono resistenza se si cerca di “buttarle giù”, ovvero “cedono” facilmente se le si spinge, anche leggermente, ondeggiano se quando sono in piedi viene chiesto loro di chiudere gli occhi). Anche se non si riscontrano problemi neurologici, le donne con traumi sessuali agiscono come se li avessero. Si tratta di “disturbi di conversione”: anomalie fisiche generate da uno stato mentale.
Naomi Wolf, autrice del libro “Vagina: una storia culturale” (Mondadori, 2013), osservava la stessa cosa quando insegnava public speaking alle allieve di un collegio femminile. Capitavano soggetti che non riuscivano a stare dritte, a “tenere la posizione”, ondeggiando impercettibilmente da un lato all’altro e la cui voce era nel contempo spesso strozzata: nella loro laringe c’era una tensione che le rendeva stridule e infantili. Durante gli esercizi per aprire la gola e il diaframma, la voce diventava più profonda e assumeva un registro più naturale e autorevole. Ma subito dopo le ragazze scoppiavano in pianto. Qualcuna di loro le confidava di aver subito molestie sessuali nell’infanzia o nell’adolescenza, o addirittura di essere stata stuprata. I loro sintomi erano molto diversi da quelle di altre allieve vittime di traumi altrettanto gravi, ma di natura non sessuale.
Catherine Blackledge riporta a sua volta uno studio che rileva come il 30 per cento delle donne che soffrono di disfunzioni alle corde vocali abbia subito una violenza sessuale durante l’infanzia (in “Storia di V: biografia del sesso femminile”, Il Saggiatore 2003). I dati Istat del 2014 riferiscono che in Italia il 3% delle donne (652mila) ha subito uno stupro. Ma il dato sale a quasi una donna su tre (31,5%) se teniamo in considerazione forme diverse di violenza fisica o sessuale.
Non sarà per questo che le donne sono ancora così sotto rappresentate nelle organizzazioni e nella politica? Perché troppi abusi rendono troppe donne incapaci di farsi ascoltare, di alzare la voce, di affermare efficacemente le proprie ragioni?
In conclusione
Vocalità e sessualità sono profondamente legate e il trauma sessuale, la cui diffusione è assai più ampia di quanto comunemente si è portati a pensare, condiziona direttamente la capacità delle donne di dare voce ai propri bisogni, alle proprie esigenze ed alle proprie idee.
La voce che cura
L’invasione violenta dei confini negli spazi dell’intimità profonda, irrompe nell’anima, nella mente, nel corpo, originando profonde sofferenze, disconnessione, difficoltà di vita.
L’elaborazione del trauma e il recupero dell’integrità corpo-mente può essere supportato lavorando sulla voce come leva di ripristino dell’unità corpo-mente. Questo facilita processi di consapevolezza, di regolazione dell’emotività e delle capacità comunicative. Un lavoro mirato sulla voce attiva un processo trasformativo, a partire dall’esplorazione dei bisogni fisiologici, per giungere ad unificare in senso evolutivo il pensiero e il sentire profondo della donna.
Naomi Wolf riferisce che spesso, dopo essersi liberate singhiozzando, le sue allieve riuscivano finalmente ad essere efficaci nell’esercizio. Con la “nuova voce” e il petto e la gola aperti, apparivano sorprendentemente trasformate: avevano una vitalità prima inesistente e la loro mente appariva immediatamente più “focalizzata”.
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