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L'archetipo della Megera

L'archetipo della Megera illustrato da Sara Filippi Plotegher

L’archetipo della Megera ci conduce al nadir del ciclo annuale.

La lunazione che contiene il Solstizio d’Inverno apre all’incontro con l’ombra, spinge al non fare ed è un accesso privilegiato alla profonda saggezza interiore. Questo territorio (e quelli che come vedremo sono in risonanza con questa energia in altri cicli) è governato da un archetipo tra i più scomodi di tutto il cerchio: quello della Megera o Crona.

Questa parola di origine anglofona è probabilmente più onorevole per l’estrema (e spesso scomoda) competenza della donna anziana. La parola Megera tuttavia non mi dispiace. Da una parte ci parla del timore e del disprezzo che la nostra cultura ha per il femminile che non seduce e non figlia. Dall’altra nella mitologia greca Megera fa parte del terzetto delle orribili Erinni vendicatrici, assieme alle sue sorelle Aletto e Tisifone. Note anche con il nome di Furie, perseguitano chi si è macchiato di un delitto fino a farlo impazzire. Bene, la nostra Megera interiore è quella che si infuria per le ingiustizie sociali, lo spreco, la superficialità. Non ha nessun interesse a mostrarsi carina. Non le importa affatto ciò che si pensa di lei. Dato che ormai ha imparato a venire a patti con ciò che finisce, non ha bisogno di essere benvoluta e dice la verità per com’è, senza mediazioni.

È un archetipo che facciamo davvero fatica ad accogliere. Ci parla di una donna che vive secondo le proprie leggi, che guarda con distacco le debolezze, proprie e umane in generale. Questo la porta a sviluppare un’ironia sottile e pungente. È una figura scomoda, perché rompe gli schemi.

L’esperienza e la capacità visionaria la rendono anche ricercata come un’oracolo, ma come ogni oracolo che si rispetti, le sue sentenze spesso non sono comprensibili di primo acchito.

Una Megera non consiglia e non sostiene. Sa che devi fare la tua strada. Vede benissimo il rischio che corri, ma ti lascia cadere perché solo così puoi imparare.

L’archetipo della Megera nel cerchio della vita

Le Megera è l’archetipo cardine del quarto della Saggezza, l’epoca della post-menopausa.

Tra le cose che è interessante sapere su questa fase della vita, c’è che ci sono culture umane ed animali (come ad esempio le orche), dove le femmine uscite dal ciclo della fertilità guidano il gruppo. Il valore della loro esperienza è riconosciuto.

Un’altra cosa interessante riguarda il sistema ipotalamo-ipofisi-ovaio. In menopausa le ovaie lavorano meno. Attenzione: al contrario di quanto comunemente si pensa non vanno in pensione, ma continuano a svolgere una funzione di regolazione endocrina. In relazione a questo la ghiandola pituitaria (ipofisi) si attiva maggiormente.

L’ipofisi nella cultura orientale è collegata al sesto chakra, il terzo occhio, che presiede alla visione interiore ed entrasensoriale. La visione nell’età della Megera diventa così chiara che non si è più disposte a scendere a compromessi: se è utile si parla, a costo di non essere comprese o risultare scomode, altrimenti si tace e si lascia che le cose vadano per il loro verso.

La comprensione profonda della Megera è che esistono molteplici livelli di realtà.

La solitudine è sia amica che nemica di questo archetipo. Da una parte tempo, spazio e silenzio le sono essenziali. Dall’altra parte le donne in quest’epoca della loro vita (o con una Megera interiore molto imperiosa anche in altre “stagioni”) hanno bisogno di calore umano per contrastare la tendenza a diventare rigide e fredde.

La casa naturale della Megera nella ruota dell’anno

In questo periodo dell’anno sembra di scivolare verso il basso, lungo un piano inclinato sempre più ripido, verso il fondo nero del pozzo rappresentato dal Solstizio d’inverno.

Vorremmo ritirarci, chiudere fuori tutti, starcene rintanate al calduccio a lasciar vagare i pensieri.

Le vacanze di Natale sarebbero strategiche a questo proposito, se la cultura consumista e capitalista cui apparteniamo non ci spingesse compulsivamente a girare come trottole e a rimpinzarci di cibo e inutilità varie.

In area germanica c’è la credenza che le dodici notti “ruvide”, dal Natale (la rinascita del sole bambino) alla Befana (una delle rappresentazioni antiche della Megera!), rispettino e richiamino le energie dei mesi che seguiranno. Il rituale delle dodici notti prevede di onorarle propiziando il nuovo anno con un’intenzione per ciascuna di esse. Nella prima di queste notti posso “seminare” un intento per il successivo mese di gennaio e così via. Dichiarare cosa desideri per te stessa nell’anno che verrà è un rituale nutriente.

Di sicuro è fondamentale che tu ti conceda uno spazio adeguato di riposo radicale, di vuoto assoluto, di NON fare.

L’archetipo della Megera nel ciclo mestruale

Il primo giorno di sangue è il momento mensile in cui fisicamente morte e vita si toccano.

Nel ciclo ormonale la Megera si risveglia qui.

Mentre l’endometrio muore per asfissia e si distacca, l’attività dell’ipofisi (e dell’emisfero destro del cervello) è al massimo e lavora per la rinascita nel nuovo ciclo.

Nei giorni del nadir mestruale la richiesta dell’organismo è:

  • evitare di affaticare la vista (il chiasmo ottico è collegato alla ghiandola pituitaria o ipofisi) evitando il più possibile gli schermi di tv, telefoni e pc;
  • non sottrarre ossigeno ed energia all’utero (l’attività del lobi frontali del cervello, di cui abusiamo per mantenere costantemente uno stato di attenzione finalizzata, ne impiega quantità spropositate).

Quindi concediamoci più sonno e più riposo per dare spazio alla preziosa “visione” che il risveglio dell’ipofisi può regalarci.

Che ne dici di approfittare delle notti più buie dell’anno per dare spazio alla tua megera interiore? Come? Facendo emergere la tua verità, finalmente, così com’è, anche nel suo essere potenzialmente ingombrante e scomoda!

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